Rajasthan, il nostro diario di viaggio (parte 2)

Dove eravamo rimasti? (Per leggere la prima parte del nostro diario cliccate qui)Con gli occhi che ancora ammaliati dal colore dorato delle mura di Jaisalmer riprendiamo il nostro viaggio in macchina.

Viaggiare in macchina è un grande vantaggio quando il tuo autista ti tiene d’occhio attraverso lo specchietto retrovisore e capisce quando qualcosa , attraverso il finestrino, ti colpisce e tu vuoi solo fermarti per una foto! Ho perso il conto delle brusche frenate di Ashok e delle volte in cui mi ha chiesto “Chiara, picture outside?!”.

Grazie Ashok, ci hai permesso di conoscere e immortalare, lungo il tragitto, persone meravigliose e ci hai resi testimoni della ricchezza della flora e della fauna della tua terra!

Giorni 9 e 10 – Jodhpur, la città blu

La prima tappa, al nostro arrivo in città, è l’hotel Ratan Vilas, una dimora storica nella quale trascorreremo due notti. Costruita dal Maharaja Ratan Singhji nel 1920, questa dimora è una vera oasi di pace a pochi passi dal centro della città e ancora oggi ospita il pronipote, un anziano signore che la mattina ama sedersi in giardino e intrattenere gli ospiti che arrivano da ogni parte del mondo.

Il tempo di lasciare gli zaini e siamo di nuovo pronti per esplorare un altro pezzetto di Rajasthan. Ashok ci propone di andare in città con un risciò… ne siamo proprio sicuri? No! Ma lui sembra divertito alla vista dei nostri volti spaventati… ci ritroviamo su un carretto sgangherato in mezzo al traffico! Auto che ci sfiorano, motorini che sfrecciano da una parte all’altra senza rispettare alcun limite (non parliamo delle precedenze!), carretti trainati da mucche, biciclette…un vero delirio! E’ divertente notare come, mentre cerchiamo di scattare qualche foto, la gente locale cerca di fotografare noi!

Sani e salvi, scendiamo nei pressi del Sardar Market, il cui ingresso è delimitato da un imponente arco sormontato da un chattri (una cupola a forma di ombrello).

Ingrasso del Sardar Market

All’ ombra dell’alta torre dell’orologio Ghanta Ghar, costruita in epoca vittoriana, la vita sembra scorrere velocemente e incessantemente.

La torre Ghanta Ghar di Jodhpur

Ci addentriamo in questo meraviglioso mercato circondati da una moltitudine di colori e profumi: spezie, verdure, legumi, pasta dai colori fluorescenti e articoli per la casa si alternano bancarella dopo bancarella.

Il mercato di Jodhpur

Questo è il regno dello street food e non ci tiriamo indietro! Assaggiamo i famosissimi gulab jamun, palline zuccherine da far girare la testa, e i samosa, piccantissimi triangoli fritti ripieni di verdure. Una vera delizia!!

Bancarella di gulab jamun

Se vi trovate in questa zona della città, c’è un luogo che non potete assolutamente perdervi…Qualche settimana prima della nostra partenza, Miriam, una ragazza conosciuta su Instagram, ci aveva consigliato di includere, nella visita di Jodhpur, una sosta al negozio di spezie M.V. Spices, una vera istituzione in città. Alla morte di Mohanlal Verhomal, storico proprietario, il negozio passò alla moglie e alle sette figlie che furono costrette a combattere per tenere aperto il negozio, messe in difficoltà per molto tempo dal mondo, prevalentemente maschile, dei negozianti di spezie.

Oggi qui si viene accolti con un sorriso e con una tazza di masala chai. Con simpatia e competenza le ragazze parlano con passione delle spezie (le pareti del piccolo negozio ne sono tappezzate) e ci insegnano a distinguire il vero zafferano da quello “finto” (fatto di carta e colorante!) venduto in altre bancarelle a poco costo! Usciamo con un bel bottino di spezie, che faranno profumare i nostri zaini per il resto del viaggio. La giornata si conclude…con una cenetta a lume di candela nel cortile del nostro splendido hotel…

Il giorno seguente Ashok e la nostra guida locale ci conducono al Jaswant Thada, un mausoleo in marmo bianco, immerso nel silenzio, fatto costruire dal Mahraja Sardar Singh nel 1899 in memoria del padre.

Il mausolep Jaswant Thada di Jodhpur

Struttura del Jaswant Thada
Interno del mausoleo

E’ un luogo davvero incantatato, circondato da un piccolo lago e da un giardino, dal quale si domina la città.

Riprendiamo la nostra esplorazione di Jodhpur dirigendoci al Mehrangarh Fort, a cui dedicheremo le successive tre ore della giornata.

Il Mehrangarh Fort di Jodhpur

Eretto nel 1459 da Rao Jodha, questo forte si trova a circa 120 m di altitudine rispetto alla città sottostante ed è circondato da alte e spesse mura. Al suo interno si trovano diversi palazzi finemente decorati e chiostri.

Il Mehrangarh Fort

Il caldo è opprimente e ogni soffio di vento un regalo prezioso! Molto interessanti sono la galleria dedicata all’esposizione di miniature Marwar e l’esposizione di portantine.

Partendo dal forte, una strada pedonale consente di raggiungere la parte vecchia della città, la famosa città blu.

Qui l’atmosfera si fa a tratti davvero surreale. E’ ora di pranzo e le vie color indaco sembrano deserte, solo alcuni cani sonnecchiano lungo le strade.

Incrociamo una gruppo di bambine che, nelle loro divise ordinate, ci salutano in inglese e si lasciano fotografare sorridendo.

Scattiamo foto su foto alle mille sfumature di azzurro che ci circondano. La guida ci spiega che un tempo il colore azzurro permetteva di contraddistinguere le case dei bramini, gli appartenenti alla casta sacerdotale. La poesia di questo luogo è, non si può negarlo, rovinata dalla enorme quantità di rifiuti che si trova ad ogni angolo della strada. Vedere le persone gettare a terra qualsiasi cosa senza cura e le mucche nutrirsi di plastica ci lascia un profondo senso di tristezza. Speriamo, in cuor nostro, che questa situaione possa cambiare in futuro…

Giorno11 – Ranakpur
La giornata comincia con un viaggio in macchina che sembra infinito. Sono meno di 200 i km che ci separano dal complesso di templi gianisti di Ranakpur, ma percorrerli su strade spesso non asfaltate è un bel problema…seduta sul sedile posteriore mi appello a tutti gli dei indiani che ho imparato a conoscere in questi giorni perchè non si fori una gomma! Siamo nel bel mezzo della giungla, attorno a noi mille gradazioni di verde. Scendiamo dalla macchina per fare qualche foto i bellissimi monti Aravalli che si trovano davanti ai nostri occhi e sentiamo rumore tra le fronde degli alberi.

Qualche scimmia si avvicina…queste furbette lo sanno che i turisti darebbero loro qualsiasi cosa da mangiare pur di fare una foto ! Ashok ci mette in guardia…le scimmie possono essere aggressive!

Giunti davanti al sito (costituito da un tempio principale e due secondari, più piccoli) ci soffermiamo, dopo aver pagato il biglietto di ingresso e una tassa per poter scattare le fotografie, davanti ad un cartello sul quale sono riportate tutte le regole che il visitatore è tenuto a rispettare. Due ci fanno particolarmente sorridere. La prima: è vietato introdurre (oltre a cibi, acqua e alcolici, sigarette e oggetti in pelle) i cellulari (nell’era dei social siamo certi che nessuno rispetti questa regola…) La seconda, che francamente un pochino mi disturba, è vietato l’ingresso alle donne durante il periodo mestruale, considerato impuro.
Anche se è difficile, stiamo cercando di conoscere ogni aspetto della cultura indiana senza fare paragoni con la realtà e la società a cui siamo abituati. Come viaggiatori il nostro compito è quello di conoscere, non di giudicare in ogni momento tutto ciò che vediamo.

Il tempio giainista principale (Chaumukha Temple) è dedicato al maestro Adinath e risale al 1439.

Varcata la soglia d’ingresso, lo sguardo correrà da una parte all’altra per lo stupore.
1.444 colonne di marmo diverse tra loro, finemente decorate con motivi religiosi, rendono questo luogo tanto bello da sembrare irreale. Camminiamo in silenzio, perdendo presto il senso dell’orientamento, attraverso le 29 sale che si susseguono e ci fermiamo ad osservare alcune delle 80 meravigliose cupole.

L’atmosfera che si respira qui è mistica: i gesti che si compiono in segno di adorazione degli idoli sono silenziosi, discreti, il silenzio sembra surreale se paragonato alle caotiche città là fuori. Torniamo presto alla realtà: anche qui ci sono monaci e guardie che chiedono qualche spicciolo, un ragazzo che sta lavorando il materiale con cui ci si segna la fronte, la tikala, chiede rupie in cambio diqualche foto…diciamo no, sempre con un sorriso!

Giorno 12 – Udaipur

95 km separano Ranakpur da Udaipur (stando a Google Maps quasi due ore, che in realtà si riveleranno quattro, date le strade tortuose che attraversano queste montagne. Troviamo lungo la strada una locanda che propone solo cucina vegetariana e ci fermiamo prima di riprendere il nostro viaggio fatto di montagne incantate, che cedono il passo a dolci colline e a campi coltivati.

Giungiamo ad Udaipur nel momento in cui le luci della sera cominciano a riflettersi nel lago Pichola: che meraviglioso benvenuto! Il nostro piccolo hotel si trova lungo le sponde di questo lago artificiale risalente al 1678.

Siamo così stanchi che non abbiamo nemmeno la forza per uscire per la cena. Ci rilassiamo nel giardino, dal quale la vista sul forte della città è splendida. capiamo subito che perdere di vista i nostri zaini sarebbe un errore…famiglie di macachi ci osservano dai tetti e dall’alto dei pali dell’elettricità, forse sperando di rubarci qualcosa da mangiare! Giusto per non farmi mancare niente, un paio di gechi ci danno la buonanotte non appena rientriamo in stanza…sono senza dubbio gli esserini più carini del mondo!

La mattina seguente, dopo un’abbondante colazione in terrazza (un cameriere è all’erta…i macachi sono ovunque e sono molto affamati!) ci incamminiamo lungo le sponde del lago, dove uomini e donne compiono il bagno rituale, e visitiamo il complesso hindu di Jagdish Temple, a cui si accede tramite una ripida scalinata.

Accompagnati dal suono delle preghiere tradizionali, e’ possibile girare intorno all’edificio principale, le cui pareti esterne in pietra sono finemente scolpite con figure della tradizione vedica e scene erotiche. L’interno, anch’esso riccamente decorato, custodisce la statua nera di Vishnu con le sembianze di Jagannath.

Nei dintorni del tempio ci imbattiamo in un pellegrinaggio: centinaia di ragazzi e ragazze trasportano sulle spalle bacinelle di acqua e camminano pregando.

A piedi raggiungiamo il maestoso palazzo reale della città, che con le sue imponenti mura domina il Pichola Lake. Superiamo il portale di ingresso e ci ritroviamo nel cortile principale, dove alcuni generali stanno impartendo lezioni di marcia alle nuove reclute.

Questa dimora regale è ancora abitata da un principe e dalla sua famiglia. E’ quindi naturale che sia presente un vero e proprio apparato militare.

L’interno del palazzo è un susseguirsi di sale e camere, decorate con mosaici di specchi, intervallate da piccoli chiostri e terrazze, da cui è possibile ammirare il panorama. Numerosi oggetti di pregio, tra i quali armi e ritratti, arricchiscono gli interni del palazzo.

Terminata la visita raggiungiamo a piedi il punto d’imbarco del piccolo battello che ci porterà al bianco Lake Palace, antico edificio ora convertito in hotel di lusso dove si celebrano ricchi matrimoni indiani.

Vedere il lago e la città da questa prospettiva è molto bello, anche per il vento che ci regala un po’ di sollievo dal caldo torrido indiano.

Riusciamo a sfuggire ad una pioggia torrenziale rifugiandoci sotto ad un gazebo per il pranzo, prima di raggiungere il bellissimo Sahelion Ki Bari, il “giardino delle signore”, fatto costruire tra il 1710 e il 1734 da Maharana Sangram Singh per intrattenere le principesse e le dame di corte.

Concludiamo la nostra visita della città in un piccolo centro culturale dove ci viene illustrata la tecnica della miniatura. Generazioni di artisti si tramandano queste tecniche decennio dopo decennio! Ascoltare le storie di queste persone ci affascina finché…non cominciano estenuanti contrattazioni per l’acquisto di alcune piccole miniature. Onestamente non ne possiamo più delle persone che cercano di spillarci soldi per qualsiasi cosa! Mai perdere la pazienza, sorridiamo ma siamo fermi nella nostra intenzione di non spendere migliaia di rupie!

Ritornati in centro, proseguiamo la scoperta di questa meravigliosa cittadina, addentrandoci nelle vie più nascoste, ammirando piccoli templi Hindu, altari improvvisati e piccole botteghe, dove facciamo la conoscenza di artigiani e artisti che volentieri si mettono in posa per una foto.

Purtroppo, a seguito della morte di un ex ministro indiano, lo spettacolo folkloristico alla Bagore Ki Haveli viene annullato…non ci resta che consolarci con una pizza! Sì, avete capito bene, dopo giorni e giorni di spezie e cibi piccanti, non desideriamo altro!

Complice una recensione scritta in italiano sulla vetrina di un piccolo ristorante, ci ritroviamo a mangiare una gustosissima pizza giocando a “Uno”. Cosa potremmo volere di più?

Rimanete sintonizzati per leggere la terza e ultima parte del nostro viaggio!

Rajasthan, il nostro diario di viaggio (parte 1)

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2 commenti

  1. Bellissima ed avvincente, anche questa seconda parte del vostro viaggio. Anch’io mi sarei persa nel negozio di spezie. ??

  2. Grandi ragazzi, bellissimo racconto, I negozi di spezie piacciono parecchio anche a noi!!

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