Dove
C/o Fondazione Forma per la Fotografia
Via Meravigli 5
20123 Milano (www.formafoto.it)
Quando
Dal 24 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020
Ingresso
Il costo del biglietto intero è di euro 5,00
Perchè segnare in agenda
Questa mostra vi darà la possibilità di ammirare alcune fotografie a colori di Vivian Maier, molte delle quali mai esposte al pubblico. Si tratta di immagini che colpiscono per la loro spontaneità e che, come le parole di un poeta, delineano il ritratto della società americana tra gli anni Cinquanta e Settanta.
Sguardi furtivi, mani che si intrecciano, sorrisi e lacrime: la grandezza di Vivian Maier sta nel catturare istanti apparentemente insignificanti, rendendoli immortali.
Curiosa è la selezione di autoscatti presenti: la sua ombra su un prato fiorito, il suo riflesso in uno specchio in un mercatino dell’ antiquariato o in un supermercato.
Davvero consigliamo di immergersi nella quotidianità dei suoi scatti per comprendere il suo incredibile talento.
“Senza dubbio, Vivian Maier può essere considerata una delle prime poetesse della contemporanea fotografia a colori”. (Joel Meyerowitz)
Ricordo con precisione il giorno in cui ho sentito parlare per la prima volta di questa donna. Era l’alba di una domenica mattina e io, complice una notte insonne, guardavo il trascorrere delle ore davanti alla tv. Un canale dopo l’altro, il caso ha voluto che mi imbattessi in un documentario…anni ’50, fotografie in bianco e nero, la misteriosa storia di una tata. C’ erano tutti gli elementi perchè io rimanessi incollata allo schermo, pronta ad innamorarmi di questa donna e del suo talento.
Per parlare di Vivian Maier, a sua insaputa uno degli esponenti più importanti della street photography, non si può che partire dalla fine della storia…
Siamo a Chicago. E’ il 2007 l’anno in cui un uomo di nome John Maloof decide di acquistare all’asta il contenuto di un box. Tutto ciò che si sa è che in quel box sono stipati scatoloni appartenenti ad una anziana signora che non è più in grado di pagare l’affitto.380 dollari (questa è la spesa sostenuta) permettono a John Maloof di fare una scoperta straordinaria: fra ritagli di giornale, vestiti e oggetti di poco conto, vengono ritrovati migliaia di negativi e rullini da sviluppare.
Sviluppati alcuni negativi, l’uomo si rende conto di avere fra le mani ben più dell’archivio fotografico di una dilettante.
“Il mondo è venuto a contatto con la sua opera per puro caso, avrebbero potuto distruggerla senza che nessuno l’avesse saputo”. (Steven Kasher)
Ben presto le foto della donna cominciano a fare il giro del mondo raccogliendo, mostra dopo mostra, numerosi consensi.
Punto di forza delle sue foto sono la naturalezza delle emozioni che vi traspaiono, il modo in cui racconta l’ America degli anni Cinquanta e Sessanta attraverso i volti di mendicanti e ricche donne in pelliccia, bambini in lacrime e anziani che si tengono la mano.
Ovunque si cercano testimonianze e documenti, i pezzi di quel puzzle che è la vita di Vivian, anche se le ricerche appaiono difficili a distanza di anni…
Chi è Vivian Maier?
Vivian nasce a New York il 1 febbraio 1926 da Charles Maier e Maria Jaussaud, entrambi emigrati negli Stati Uniti. Nel 1929, a seguito della separazione dei genitori, il fratello di Vivian viene affidato ai nonni paterni, mentre Vivian si trasferisce, insieme alla mamma, nel Bronx, nella piccola casa di Jeanne Bertrand, una giovane donna francese, fotografa e amica. C’è da scommettere che proprio a contatto con Jeanne la piccola Vivian abbia visto nascere la sua passione per l’arte della fotografia.
Vivian e la madre trascorrono successivamente alcuni anni in Francia, in una tenuta di famiglia, prima di imbarcarsi – siamo nel 1939 – sul transatlantico Normandie per fare ritorno in America.
Negli anni Cinquanta Vivian torna in Francia per mettere in vendita la tenuta ereditata. Con il ricavato torna di nuovo negli Stati Uniti e acquista una Rolleiflex, con la quale comincia a scattare foto. Nel 1956 si stabilisce a Chicago presso la famiglia Gensburg e comincia a lavorare come tata per i tre bambini della coppia. Ha una sua stanza nella quale nessuno può entrare e dove accumula negativi e ritagli di giornale in maniera quasi compulsiva e un bagno privato che trasforma in una camera oscura.
Poco si sa di lei, poche sono le domande che i coniugi Gensburg le rivolgono, anche quando la donna intraprende per alcuni mesi un viaggio che la porta in Asia, Africa ed Europa.
Siamo ormai negli anni Sessanta quando Vivian comincia a lavorare, sempre come bambinaia, presso altre famiglie. E’ in questo periodo che acquista una Kodak e una Leica, passando dalla fotografia in bianco e nero a quella a colori.
Lavora per diverse famiglie, spostando di casa in casa i suoi ingombranti archivi, fino a quando, rimasta sola e in gravi difficoltà finanziarie, affitta un box e vi ripone i suoi scatoloni.
Grazie alla generosità dei fratelli Gensburg, da lei allevati, trascorre gli ultimi anni della sua vita in una piccola casa fino a quando, dopo una caduta accidentale sul ghiaccio, viene ricoverata in una casa di cura e qui muore all’età di 83 anni.
E’ da quella domenica mattina, ve lo confesso, che leggo le sue biografie, sfoglio riviste che parlano di lei e cerco di non perdermi nessuna mostra che la riguardi.
Vivian Maier ha regalato al mondo un punto di vista nuovo, insegnandoci l’importanza dei dettagli e degli attimi che forse non torneranno più, ma certamente possono essere racchiusi in una foto e custoditi come il più prezioso dei segreti.
Chiara