L’ Europa in viaggio, storie di ponti e di muri

Titolo: L’ Europa in viaggio, storie di ponti e di muri
Autore: Marco Magnone
Casa Editrice: Add editore

Vi capita di acquistare un libro attratti da una copertina o da un titolo?
A me accade spesso, durante la pausa pranzo, di mangiare un boccone e correre in libreria a sfogliare libri…puntualmente mi ritrovo davanti agli scaffali della letteratura di viaggio!

 

Il titolo di questo libro, fra molti altri, mi ha colpito per la sua attualità e d’impulso l’ho comprato.

“L’ Europa in viaggio, storie di ponti e di muri” è il primo saggio di Marco Magnone, già autore di libri per ragazzi, e devo confessarvi che spero sia il primo di tanti, perchè ho trovato la lettura molto interessante.

Il punto di partenza del libro è la piccola isola di Utoya, in Norvegia, dove ogni anno si riuniscono centinaia di ragazzi e ragazze appartenenti ad un movimento giovanile di ispirazione socialdemocratica. Qui si organizzano campi estivi nei quali si parla di politica, cultura, cambiamenti climatici, qui si parla di futuro. Ed è proprio il futuro di molti di questi ragazzi ad essere spezzato per sempre dalla lucida follia omicida di un terrorista di estrema destra, che il 22 luglio 2011 sbarca sull’isola e spara. Il suo intento è quello di distruggere una generazione di giovani colpevoli, a suo dire, di credere in una società multiculturale, dove la cultura e l’identità norvegesi sono minacciate.

Ecco che l’autore parla della identità-coltello, di quell’ atteggiamento dettato dalla paura e dalla non conoscenza, che porta ad escludere (a “tagliare fuori” appunto) dalle nostre vite tutto ciò che è diverso, tutti coloro che hanno una storia e delle tradizioni che potrebbero contaminare la nostra.

Ma gli ideali, quando sono forti, sopravvivono alle persone e solo una grande forza può spingere una ragazza, che su quell’isola ha visto uccidere il suo compagno, a non abbandonarsi all’odio, spendendo ogni giorno a costruire una società dove non vi siano discriminazioni, ma libertà di opinione ed espressione.

Ai muri, fisici e psicologici, che ogni giorno vediamo sorgere, possiamo contrapporre ponti. Correndo il rischio di attraversare quei ponti, potremmo scoprire, dall’altra parte, qualcosa di unico: potremmo conoscere persone nuove, culture nuove, tradizioni e lingue millenarie, consapevoli che la diversità non è un pericolo ma un’opportunità straordinaria.

Questa è l’ identità-colla: conserviamo il nostro io, la nostra cultura e i nostri costumi ma guardiamo con il sorriso all’altro, indipendentemente dalla sua provenienza e dalla sua storia, lasciandoci, perchè no, plasmare da tutto ciò che viviamo lungo la nostra strada.

Non risiede forse qui la bellezza? Non ci sentiamo forse arricchiti e immensamente grati ogni volta che torniamo da un viaggio?

Come dice la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie, “Nessuno di noi è un’ unica storia in cui tutto è perfettamente coordinato, ma un insieme di contraddizioni da abitare senza paura.”

Dall’isola di Utoya l’autore passa all’ isola di Ventotene, in Lazio, luogo di prigionia di molti oppositori politici in epoca fascista. Mentre il regime credeva di poter isolare i propri rivali, confinandoli in celle anguste, avvenne qualcosa: anziché arrendersi, alcuni uomini sentirono ardere una scintilla e decisero di pensare in grande, convinti che “L’unico modo per far progredire una civiltà, è avere il coraggio di farlo tutti insieme. In Europa, per costruire la pace, non sarà sufficiente la fine della guerra e dei suoi orrori, ma i Paesi protagonisti del conflitto – una volta terminato – dovranno unirsi dando vita a una federazione.”

Nel Manifesto di Ventotene Altiero Spinelli traccia le coordinate perchè il suo sogno possa realizzarsi. Ecco come è nata l’ Europa, “dall’abisso e dall’ utopia”, nella convinzione che solo l’unione tra Stati avrebbe riportato la vita laddove i conflitti mondiali avevano creato un cimitero dove giacevano milioni di vite umane.

Se, da un lato, quella di oggi è un’ Europa considerata da molti lontana dai bisogni dalle persone, dall’altro lato dovremmo informarci su quante delle azioni quotidiane siano state positivamente influenzate dal nostro “far parte di una comunità”.
La libreria Therese di Torino nata grazie ai fondi destinati dall’ Unione ai giovani, ne è un esempio concreto.

E’ nostro diritto, ed è anche un dovere, conoscere la nostra storia, sapere dove indirizzare i nostri sforzi ed essere critici nei confronti di chi esprime giudizi negativi sull’ Europa ma, all’atto pratico, nulla fa per farsi portavoce del cambiamento.

Di fronte agli atti di violenza possiamo scegliere da che parte stare: possiamo, mattone dopo mattone, con i nostri gesti e le nostre parole di odio, innalzare un muro e trincerarci dietro di esso senza accorgerci di quale sconfitta questo sia per tutti oppure possiamo aprirci al dialogo, tendere una mano…

Questo deve aver pensato Fernanda, fondatrice della Onlus Pulmino Verde, che porta costantemente aiuto nei campi profughi ai confini dell’ Europa, questo pensa Alessandro, che presta il suo prezioso servizio a bordo delle navi della Ong sos Mediterranee.

Dopo la caduta del muro, una cicatrice nel cuore dell’ Europa, nel 1989, la città di Berlino è stata meta di giovani da ogni parte del mondo. In quello che Magnone definisce “un laboratorio a cielo aperto” si respirava aria di cambiamento, i giovani, ognuno con il proprio bagaglio culturale, trovavano la possibilità di esprimersi. Tutto sembrava possibile.

Viene spontaneo chiedersi come sia possibile, dopo tutto quello che è accaduto nel passato, che ci sia ancora spazio, nella nostra Europa, per la violenza, la discriminazione, la xenofobia.

Ecco quale è, a mio parere, la conclusione di questo libro: ognuno di noi può farsi scintilla, innescando un bellissimo e irreversibile cortocircuito di cambiamento, nella consapevolezza che il mondo ha bisogno di ogni colore e delle sue mille sfumature.

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